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Valentina Gelsomini

Valentina Gelsomini

Valentina Gelsomini

Insegnare è la cosa più difficile che mi sia capitata. Non l’ho mai progettato e neanche immaginato. In realtà sono una “formatrice alla Monod”, così mi ha definito un’amica, perché ho cominciato per “caso e necessità”.

Con una laurea in Ingegneria aerospaziale avevo ben altri progetti, mi immaginavo immersa in impegnativi programmi di ricerca o viaggiatrice tra mondi inesplorati. Peraltro il titolo di studio lo avevo conquistato con tanta fatica e altrettanta soddisfazione: siamo partite in 20 ragazze tra 300 ragazzi e ci siamo laureate in cinque, nonostante l’ostruzionismo dei professori maschi, ancora convinti che certe materie (le STEAM, Science, Technology, Engineering, Arts and Mathematics) non siano “roba da donne”. Sì, queste cose succedono ancora, anche se la prima ingegnere aerospaziale italiana, Amalia Ercoli Finzi, ha ormai 81 anni. In termini militari, si direbbe che la scienziata Amalia ha solo vinto una battaglia, ma non la guerra. Con lei ho in comune solo questa cosa: pure io da bambina era attratta dagli aeroplani. Mio fratello lasciava in giro per casa le riviste dell’aeronautica militare e io, un po’ per volta, ho cominciato a sognare lo spazio. Ora il mio spazio è quello della formazione, uno spazio "infinito", perché si impara sempre e ovunque.

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